Parole da un progetto non convenzionale
Nasce prima il design o l’architettura?
Storicamente parlando, nasce prima l’architettura. Basta pensare alle grotte, poi contestualmente è arrivato l’interior design ma per una questione puramente funzionale. Già nei pre-romani però si vede uno spiccato interesse per l’estetica, che era anche vista come un modo di raccontare storie, ad esempio attraverso le pitture.
Non si può non pensare al contenitore quando si pensa al contenuto, è un pacchetto completo, per questo Qbic lavora su entrambi. Design e architettura vanno di pari passo fin dall’antichità e lo faranno ancora a lungo. Benché in altre culture, a livello professionale, le due cose siano scisse queste due discipline non possono far altro che dialogare tra loro in un gioco di pieni e vuoti, luci e ombre, funzioni ed estetica.
Concettualmente si parla di contenitore e contenuto, la struttura e quello che contiene, e non si possono scindere le due cose.
Quando e da dove nasce la vostra passione per il design?
Nel corso degli anni abbiamo esplorato sempre più il design e le sue declinazioni, con grande attenzione al contenitore, all’architettura e alle funzioni d’uso dello spazio.
A noi interessa la progettazione a 360°, per noi è tutto, è come una regia. Contrariamente ad altri studi non ci interessa specializzarci: ci nutriamo di novità, lavorare sempre nello stesso ambito può diventare sterile.
Ad esempio, abbiamo lavorato ad alcuni progetti nell’ambito della ristorazione che hanno avuto un buon riscontro, ma ci veniva spesso chiesto di ripeterci. Questo per noi non è corretto: clienti diversi, spazi e luoghi differenti richiedono riflessioni ad hoc, preferiamo fare progetti nuovi e inediti per ogni nuovo lavoro, anche se sono per lo stesso cliente e hanno lo stesso format, ci sembra più corretto e funzionale non ripeterci; come nel caso di Ditta Artigianale, i cui punti vendita sono stati tutti allestiti in un’ottica diversa a seconda dello spazio che li ospitava, ma anche pensando alla sua geolocalizzazione e quindi al tipo di clientela: turisti, studenti, professionisti…
Perchè ZOO?
Il gruppo di fondatori di ZOO, di cui facciamo parte, aveva la sensazione che mancassero spazi dedicati al design di ricerca. A Firenze e in Italia ci sono ma sono rari, questo progetto ci ha dato l’occasione di trovare un nuovo tipo di contenitore, di luogo e non luogo, per parlare di cosa accade nel mondo.
Il design è parte integrante dei diversi aspetti dell’esistenza dell’essere umano, accompagna tutti noi attraverso la nostra quotidianità, definisce le funzioni di un dato luogo o la bellezza di un evento, delimita spazi pubblici e luoghi privati, affascina e stupisce, accoglie e mette a proprio agio.
ZOO rappresenta un concetto ampio e ambizioso: la creazione di uno spazio aperto e non convenzionale dove movimentare il dialogo sul design, un luogo di incontro e di ricerca a cui attingere e contribuire a seconda delle proprie inclinazioni e interessi, uno spazio che raccoglie oggetti eccezionali e inediti, pareri e saperi. Intende fare innovazione, divulgazione e tutela, con la stessa passione e dedizione di un ricercatore scientifico ma con creatività.
Si sta attuando una presa di coscienza professionale che mostra sempre maggiore interesse nelle città internazionali, si cercano sempre più spesso spazi che fanno ricerca nell’ambito del design, c’è interesse, ma manca l’offerta, la risposta è ancora acerba. Per questo ci siamo sentiti presi in causa e abbiamo voluto iniziare a creare i presupposti necessari per far maturare le risposte.
Chi, come noi, lavora in questo settore cerca sempre nuove idee.
Prima ci si immaginavano solo certe utopie, adesso sono già qui. Le Utopie sono oggi. Intere città, eclettiche, da vivere in un modo nuovo.
ZOO nasce per tutelare la cultura del Design.
In cosa questo progetto si differenzia da altri siti e shop on line? E per quanto riguarda lo store fisico?
Ci sono molti bravissimi designer che hanno tutti i numeri per contribuire e dire la loro, ma non hanno visibilità e fanno fatica a trovarne. ZOO intende offrire spazi e possibilità a loro e a tutte quelle aziende che si arrischiano a lavorare proiettate nel futuro del design, lasciando da parte la ripetitività e cercando un nuovo modo di dialogare attraverso gli oggetti. Inoltre abbiamo tutti una profonda vocazione per l’internazionale, abbiamo viaggiato tanto, e ci piaceva l’idea di portare qui a Firenze, attraverso gli spazi espositivi, quello che accade nel mondo. Creare nuovi luoghi, fisici e non, in grado di rompere gli schemi e il legame con il tradizionale. ZOO offre il nuovo, l’inedito, il design esperienziale come tramite per raccontare funzioni, ricordi, obiettivi e sogni. Per poter realizzare tutto questo servono moltissime competenze, non solo le nostre, per questo il gruppo di fondatori è così variegato e multidisciplinare.
Quando si osserva un vuoto di intenti o di concetti è necessario adoperarsi per riempirlo.
Questa operazione non si muove solo attraverso il commercio, ma anche con la divulgazione e il dialogo, per questo il sito è impostato in modo da dare valore ai contenuti editoriali, anche in un’ottica di ricerca e diffusione di estratti selezionati da altri siti autorevoli. Questo ribadisce l’essenza di contenitore di ZOO, in cui si possono trovare diverse voci. Il linguaggio con cui verrà affrontato il discorso sul design attinge dal mondo del fashion che ha ritmi più sostenuti e innovativi vista la sua natura stagionale ricorrente, e la tendenza ad usare gli eventi come parte integrante della sua comunicazione.
ZOO è un contenitore di storie, oggetti, eventi, talenti e cultura.
La sede fisica di Manifattura Tabacchi è già particolare per il contesto in cui si colloca, ovvero una delle più grandi e innovative operazioni di rigenerazione urbana d’Europa. Ma anche il contenuto dello store sarà del tutto particolare: pochi oggetti selezionati da hoc dal team ZOO che spaziano dal prodotto di culto rivisitato a oggetti di designer emergenti o pezzi unici.
L’allestimento non sarà statico e coinvolgerà i 5 sensi, non solo la vista, per raccontare gli oggetti in modo diverso, farli vivere in un certo senso.
Toccare con mano, installazioni sonore, musica e fragranze faranno parte dell’esperienza, così come una serie di eventi che porteranno a vivere lo spazio in modo completo, innovativo, e a frequentarlo per scoprire novità, trend e approfondire argomenti che gravitano intorno al design. Anche nello store online è stata integrata una web radio, con contenuti selezionati appositamente per il progetto, perché non si può parlare di contemporaneità trascurando la musica: ha segnato ogni epoca e fatto parte integrante di rivoluzioni, progresso e culture.
Non sarà solo uno showroom. ZOO è una vetrina di qualcosa di più ampio.
ZOO parla di contemporaneità non solo di design, e la musica è contemporaneità, è arte in continua evoluzione.
ZOO non vuole avere un indirizzo stilistico, che potrebbe limitarne le possibilità, ma racconta la varietà del design, a costo di creare contrasti.
Cosa si intende quando si parla di design oggi?
Il design combina da sempre funzione e forma, oggi vi si aggiunge la componente artistica che in alcuni casi può andare in contrasto con la funzione, anche a scopo provocatorio, di riflessione, di ricerca o di destrutturazione dell’oggetto stesso. Particolari elementi artistici hanno una funzione esperienziale piuttosto che pratica, e l’emozione è parte integrante del processo.
La scelta della location non è casuale, trascendere la tradizione, in particolare a Firenze è il punto di rottura dove agire, anche grazie a una committenza illuminata e a partner internazionali. L’innovazione non sarà solo a livello estetico e di selezione di vendita, ma di contenuti all’interno degli showroom come del sito.
Inserirsi in un luogo come Manifattura Tabacchi con lo store ZOO HUB significa entrare a fare parte di un nuovo quartiere che già si proietta verso il futuro. Sono due percorsi che si sono incrociati e che guardano al contemporaneo.